Aumento della pressione arteriosa, influenze, sindromi da raffreddamento, malattie respiratorie e maggior rischio di cadute sono le prime conseguenze del freddo che ci vengono in mente quando si parla di anziani.

Se a causa di queste l’intera categoria della terza età è da considerarsi fragile in relazione all’arrivo dell’inverno e delle sue rigide temperature, ciò è ancor più vero quando gli anziani in questione sono affetti dal morbo di Alzheimer o più in generale da demenze. Per questi pazienti infatti, il benessere psico-fisico è per forza di cose precario e le variazioni climatiche e stagionali, per quanto cicliche e prevedibili, possono provocare non pochi disagi.

Esistono però alcuni accorgimenti cui il caregiver può ricorrere per consentire all’assistito di trascorrere anche la più rigida delle stagioni con serenità:

  • Idratazione e alimentazione corrette sono fondamentali sempre, in tutte le stagioni: nel caso del malato di Alzheimer il bisogno e la sua soddisfazione vanno anticipati rispetto alla richiesta. La sensazione della sete tende infatti ad affievolirsi con l’avanzare dell’età, ed in particolare il paziente affetto da demenze avrebbe difficoltà nell’esprimerla anche qualora la avvertisse. Anticipiamolo e ricordiamogli noi di bere e mangiare organizzando i pasti a orari regolari, senza dimenticare qualche bevanda calda.
  • Abbigliamento: la persona con Alzheimer non solo ha difficoltà nel vestirsi, ma possiamo ritenere quasi impossibile che riesca da solo a scegliere di volta in volta un abbigliamento adeguato alle stagioni e dobbiamo dunque fornirgli il nostro aiuto.
  • Uscite: anche se con il freddo si fanno più rare, le passeggiate sono sempre consigliabili perché giovano a circolazione, digestione e buon umore. Nel paziente affetto da Alzheimer però bisogna scegliere con perizia l’orario: il suo disorientamento spazio – temporale può condurlo a chiedere di uscire in orari poco consoni, come la notte o la mattina presto, quando le temperature sono assolutamente troppo fredde per renderlo possibile. Bisogna dunque impostare una cadenza regolare, un appuntamento stabilito e ben preciso in cui si assicura al paziente di uscire. Chi ha a che fare con una persona affetta da demenze lo sa: contraddire i suoi desideri può provocare reazioni negative se non aggressive a causa di una richiesta non assecondata. In casi del genere dobbiamo distrarlo e coinvolgerlo in un’attività che porti la sua mente altrove.
  • Attenzione alla sindrome del tramonto o sindrome del sole calante, ovvero quella sindrome che al calare del giorno e con la scomparsa della luce naturale colpisce in particolare i pazienti affetti da demenza provocando stato confusionale, incapacità di mantenere l’attenzione, difficoltà nella comunicazione verbale, alterazione del ciclo sonno-veglia, deliri e allucinazioni. Porvi rimedio o limitarne gli effetti è possibile riducendo al minimo le attività serali che potrebbero stancare eccessivamente l’anziano, provocandogli stress e agitazione.
  • Illuminazione degli ambienti: la scarsa illuminazione degli ambienti può disorientare ulteriormente il malato di Alzheimer: riduciamo al minimo le zone d’ombra all’interno dell’abitazione.
  • Compagnia, coinvolgimento ed empatia: gli anziani, in particolare quelli affetti da patologie neuro – degenerative, hanno bisogno di attenzioni: chiacchiere, attività ricreative, coinvolgimento anche emotivo che lo facciano sentire partecipe della sua vita. Può accadere che gli impegni quotidiani ci impediscano di assistere una persona a noi cara come meriterebbe: in questo caso, è bene valutare un piano di assistenza che fornisca all’anziano il supporto di cui ha bisogno.