Farmaci usati a sproposito, dispositivi medici creati in casa, uso di terapie “fai da te”: si tratta di pratiche ad alto rischio, causate da informazioni frammentarie, confuse e fuorvianti che circolano sul web e che spesso arrivano dritte sui nostri smartphone in forma di “catene” attraverso le app di messaggistica più diffuse.

A lanciare l’allarme mettendo in guardia i cittadini dall’uso sconsiderato dei farmaci è l’Istituto Superiore di Sanità, che in un Primo Piano pubblicato sul suo sito precisa come ad oggi non esista alcun farmaco che possa essere considerato un’indicazione terapeutica specifica nel trattamento o prevenzione del COVID-19.

Certo, esistono farmaci utilizzati nel trattamento di altre patologie che in ambito ospedaliero sono stati usati nei pazienti affetti da COVID-19, e l’Agenzia Italiana del Farmaco sta procedendo alla sperimentazione di determinate molecole al fine di verificarne sicurezza ed efficacia, ma in nessun caso sono da considerarsi opportuni l’utilizzo di farmaci deciso di propria iniziativa e l’automedicazione. Occorre infatti ricordare, si precisa sul sito dell’ISS, che tutti i farmaci possono avere effetti collaterali più o meno gravi, e che i rischi aumentano affidandosi a quelli acquistati online, i quali possono essere non autorizzati o addirittura contraffatti.

Si invitano perciò i cittadini a rivolgersi al proprio medico curante prima di assumere qualsiasi farmaco, a non assumere antivirali e antibiotici a meno che questi non siano stati prescritti e a rispettare la normativa che consente l’acquisto online solo dei cosiddetti farmaci da banco, ossia quelli che non richiedono la prescrizione medica. Si ricorda inoltre che le farmacie online autorizzate devono avere sulle proprie pagine web il logo che autorizza la vendita di farmaci a distanza, e che i siti sui quali si promuovono e commerciano farmaci specifici per il nuovo coronavirus sono invece illegali.

In conclusione, l’appello degli esperti è quello di usare la testa diffidando di tutto ciò circola sul web e sui social, dei video e degli audio privi di fonti verificabili, affidandosi solo ed esclusivamente alle informazioni provenienti da fonti ufficiali come l’AIFA, l’ISS ed il Ministero della Salute.