Le fratture sono un fenomeno purtroppo molto frequente nelle persone che hanno superato i 65 anni di età, e riguardano spesso il femore. L’anca si compone di un’articolazione a sfera che congiungendo il femore al bacino permette alla coscia di flettersi e ruotare: la sua rottura comporta conseguenze molto gravi, perché solo raramente in seguito a tale frattura si riacquista la totale autonomia e la sua rottura e può condurre persino alla morte.

L’evento scatenante è più comunemente la caduta, ma può succedere anche che la rottura del femore sia secondaria ad un colpo diretto all’anca o ad una torsione violenta dell’articolazione . Alcune patologie e condizioni pregresse, come ad esempio l’osteoporosi, il cancro o la presenza di lesioni di varia natura, contribuendo all’indebolimento del tessuto osseo, possono rendere un soggetto particolarmente suscettibile alla frattura.

Possiamo distinguere tre diversi tipi di fratture dell’anca e la loro classificazione è determinata dall’area specifica del femore interessata:

  • Le fratture intracapsulari si verificano a livello del collo e della testa del femore, generalmente all’interno della capsula (nucleo molle dell’articolazione);

  • Le fratture pertrocanteriche avvengono tra il collo del femore e il piccolo trocantere (punto di attacco di uno dei muscoli dell’anca);

  • Le fratture sottotrocanteriche interessano il piccolo trocantere.

Casi particolari e complessi implicano il coinvolgimento combinato di queste zone anatomiche.

Quasi sempre, se il quadro clinico del paziente lo permette, si interviene chirurgicamente riducendo il dolore, consentendo il ritorno ad una mobilità anche parziale, riduce il rischio di piaghe, trombosi ed embolie dovute all’immobilizzazione a letto.

Si esclude l’intervento chirurgico nei pazienti dallo stato di salute già seriamente compromesso e in quelli che già prima della frattura non camminavano. In questi casi i pazienti sono costretti all’immobilizzazione e vanno perciò costantemente monitorati allo scopo di evitare complicazioni quali infezioni, piaghe da decubito, la polmonite, la formazione di trombi ed embolie polmonari, e il deperimento. Inoltre le fratture possono col tempo scomporsi e modificarsi cambiando posizione e si dovranno perciò eseguire radiografie periodiche.

Fondamentale è la riabilitazione per coloro che sono stati invece sottoposti al trattamento chirurgico.

È importantissima la prevenzione: le fratture sono strettamente connesse alla perdita di qualità del tessuto osseo a causa dell’avanzare dell’età, e quindi al suo inevitabile indebolimento. Seguire un’alimentazione ricca di vitamine, calcio e sali minerali, rispettare le terapie farmacologiche prescritte per il trattamento dell’osteoporosi, continuare a svolgere attività fisica compatibilmente con il proprio stato di salute, sono abitudini corrette che possono migliorare la resistenza del tessuto osseo.