Siamo sempre più longevi: è una buona notizia, che però sottintende un aumento di patologie collegate all’avanzare dell’età. Tra queste, ce n’è una di cui sentiamo parlare spesso ma che viene definita da un termine fin troppo generico: parliamo della demenza.

Il morbo di Alzheimer è tra le sue forme più diffuse e conosciute, ed è senza dubbio la prima a cui pensiamo quando si affronta l’argomento, ma in realtà quello delle demenze è un territorio estremamente vasto e ricco di sfumature: nel tentativo di darne una definizione esaustiva, possiamo dire che la demenza consiste in una generale perdita delle funzioni cognitive e nel declino delle facoltà mentali del soggetto. Vale a dire che l’anziano affetto da questo tipo di patologie manifesterà gradualmente ed in modo progressivo sintomi quali perdita della memoria, difficoltà a livello comunicativo, incapacità di concentrarsi, confusione mentale, deficit della percezione visiva e allucinazioni, oltre alla compromissione delle facoltà di ragionamento e di giudizio, delle relazioni sociali e familiari, del comportamento e della personalità.

Purtroppo, condizioni di questo genere sono irreversibili ma la stimolazione cognitiva può rivelarsi sorprendentemente utile: la sollecitazione delle facoltà mentali e cognitive del paziente attraverso un esercizio messo in atto attraverso interventi specifici e mirati, differenti in base alle esigenze e agli obiettivi di ciascun paziente, contribuirebbe infatti al recupero di una percentuale variabile delle funzioni e delle competenze del soggetto. Secondo le più recenti ricerche nel campo delle neuroscienze e della neurobiologia, questa terapia costituirebbe una vera e propria palestra per il cervello, volta al perseguimento del benessere complessivo della persona attraverso il parziale recupero di ciò che costituiva la sua quotidianità.

Ma in cosa consiste esattamente?

Poiché, come si è detto, ogni forma di demenza ha le proprie peculiarità, queste attività possono essere diverse: si passa dagli esercizi manuali, carta e matita, alle prove computerizzate, dalla terapia occupazionale all’attività fisica e ricreativa, senza dimenticare l’arte terapia. Sono molti gli studi che hanno dimostrato come i pazienti sottoposti alla stimolazione cognitiva abbiano conservato meglio le facoltà cognitive e presentato piccoli ma importanti miglioramenti rispetto a quelli sottoposti invece alla sola terapia farmacologica. Si tratta di un dato estremamente significativo: sappiamo che simili condizioni non sono suscettibili di guarigione, dunque l’efficacia di terapie che hanno come obiettivo il miglioramento della qualità di vita dell’anziano ed il suo benessere, è da considerarsi un successo.