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Sindrome del caregiver: i nostri consigli

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Abbiamo spesso parlato delle difficoltà emotive e dei disagi nei quali può incorrere chi svolge il complicato ruolo di caregiver: ansia, insonnia, depressione sono solo alcuni dei sintomi con cui si manifesta la cosiddetta sindorme di Burden, che colpisce in particolare i caregiver appartenenti al nucleo familiare del paziente. Per questi l’impegno tende a divenire totalizzante, con le conseguenze di un logoramento psicologico importante e di una preoccupante condizione di isolamento.

Ma l’enorme impegno che questo ruolo sottintende riguarda anche il fisico: non richiede certo un grande sforzo immaginare quali siano le fatiche con le quali deve fare i conti chi si occupa di assistere un anziano non autosufficiente. Mal di schiena, dolori al collo e alle spalle e lombalgie anche croniche sono solo le più comuni tra le conseguenze che quest’attività comporta.

I responsabili non sono però solo gli sforzi in senso stretto: molto spesso contribuiscono anche movimenti scorretti compiuti nell’atto di movimentare l’anziano non collaborante perché non autosufficiente e quindi impossibilitato a muoversi. Sollevare il paziente, spostarlo dal letto alla sedia a rotelle, metterlo in posizione seduta, sostenerlo nelle sue attività abituali, risollevarlo nel letto perché scivolato verso il basso e via dicendo sono azioni quotidiane per chi svolge questo lavoro, che a lungo andare risultano logoranti e gravose, in particolare per la colonna vertebrale.

Prevenire i disturbi dell’apparato muscolo-scheletrico caratteristici del caregiver è possibile, basta avere qualche accortezza e, in generale, gestire in maniera corretta e professionale l’anziano con le sue problematiche: è d’aiuto per esempio collocarsi molto vicino al paziente al momento di spostarlo o compiere manovre di vario tipo, riducendo la distanza e dunque lo sforzo necessario, evitare di flettere eccessivamente la schiena facendo leva su gambe e ginocchia e servirsi degli specifici ausili e presidi medici volti a facilitare i movimenti dell’allettato, solitamente prescritti dal medico curante. Ovviamente, affidare il caregiving ad una figura professionale debitamente formata garantisce lo svolgimento corretto delle suddette manovre e, di conseguenza, la totale sicurezza ed il benessere del paziente stesso.

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