Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, nei prossimi anni saliranno a 1,2 miliardi le persone nel mondo che avranno superato i 60 anni. Un dato del genere fa ben sperare in quanto indice di un evidente allungamento dell’aspettativa di vita, ma ci mette anche di fronte alla necessità di una valutazione reale di quelle che sono le problematiche legate alle più comuni patologie legate alla terza età. Sono infatti queste a determinare il grado di autonomia di ciascun anziano e l’eventuale bisogno di una forma di assistenza.

Tra le problematiche più comuni troviamo innanzi tutto le difficoltà motorie, che possono essere causa di incidenti o, viceversa, conseguenza di traumi e/o infortuni di varia natura. Si tratta di episodi da non sottovalutare: una caduta può essere dovuta ad una perdita di equilibrio estemporanea, ma potrebbe anche trattarsi di una manifestazione di patologie gravi di natura neurologica. L’osteoporosi, che provoca un generale indebolimento dell’apparato scheletrico a causa di una diminuzione della massa ossea e del suo progressivo deterioramento, può avere a sua volta un impatto considerevole sulle capacità motorie dell’anziano favorendo le fratture, in particolare di polsi, vertebre e femore.

Una limitazione funzionale che interessi il movimento può essere determinata anche dall’artrosi, malattia cronica di tipo degenerativo che riguarda le cartilagini e che si manifesta essenzialmente tramite il dolore, la rigidità e l’impossibilità a compiere determinati movimenti. Caratteristici della malattia sono il gonfiore e la tumefazione a livello dell’articolazione interessata.

Altrettanto comune è la condizione definita dispnea, ovvero quella sensazione di affanno e fatica che sopraggiunge nell’anziano a seguito di uno sforzo più o meno inteso. Anche in questo caso bisogna indagare, perché potrebbe essere la spia di problemi cardiaci o respiratori seri.

Malattia di pesante impatto è poi il diabete, ovvero la presenza eccessiva di glucosio nel sangue: se non diagnosticato e curato, questo può avere conseguenze molto gravi sulla salute della persona arrecando problemi alla vista, ai reni e al sistema nervoso.

Non si può non accennare alla demenza senile, che interessa dall’1 al 5% della popolazione sopra i 65 anni, fino ad arrivare al 30% dopo gli 80 anni ed è la causa principale del declino delle facoltà cognitive dell’individuo.

Questo tipo di condizione può comportare modifiche più o meno radicali della vita dell’anziano che in gran parte dei casi è destinato a perdere totalmente la propria autosufficienza. Il caso più grave è sicuramente quello in cui viene diagnosticato il morbo di Alzheimer.

Infine, è importante non tralasciare le patologie che non riguardano strettamente il fisico ma che coinvolgono la sfera emotiva dell’anziano: superati i 65 anni, il manifestarsi di stati depressivi è frequente ed è da ricondurre ad una patologia psicosomatica specifica e come tale va diagnosticata e curata. Parliamo in questi casi di depressione senile: questa può avere cause biologiche (modificazioni cerebrali dovute a processi degenerativi tipici di ictusdemenze e morbo di Parkinson) e/o di origine psicologica e sociale (perdita della salute e dell’autonomia, lutti, solitudine, pensionamento).

Considerato che lo sviluppo di queste problematiche è in qualche modo connaturato all’avanzare dell’età, esistono dei comportamenti che migliorano le condizioni di vita dell’anziano e contribuiscono alla prevenzione delle principali patologie?

Quasi sempre, l’adozione di un stile di vita sano è la forma primaria di prevenzione: attenzione dunque all’alimentazione che deve essere sempre bilanciata, evitare la sedentarietà dedicandosi ad un’attività fisica adeguata e compatibile col proprio stato di salute, evitare fumo e altre sostanze dannose, sottoporsi periodicamente a controlli medici e di screening e seguire sempre le indicazioni e le terapie prescritte dal medico.

Infine, non bisogna mai dimenticare di mantenere attiva anche la mente: continuare ad “allenare” il nostro cervello è infatti un’arma fondamentale contro le demenze e aiuta a mantenersi attivi e partecipi.