Il dolore cronico affligge un anziano su due coinvolgendo l’apparato muscolo-scheletrico, cardiovascolare e respiratorio e si configura come uno dei principali fattori nella determinazione di una condizione di fragilità dell’anziano.

È facile immaginare quanto e come questa condizione pesi sulla qualità di vita dell’individuo e sul grado di autonomia nello svolgimento delle sue attività quotidiane.

Nella definizione del dolore cronico, è utile operare la distinzione rispetto al dolore acuto, ovvero il dolore di breve durata e caratterizzato dall’evidenza del rapporto causa-effetto. Rientrano, ad esempio, nella categoria dei dolori acuti più comuni i dolori postoperatori e quelli di origine traumatica. Il dolore cronico è invece un dolore che persiste e si protrae oltre il periodo in cui è prevista la guarigione della patologia che ne è la causa. Si tratta di una condizione che può arrivare ad avere un impatto profondo nella vita del paziente che ne è affetto, coinvolgendone anche la sfera emotiva e comportamentale con episodi di delirium, disturbi del comportamento e del sonno, depressione ed irritabilità.

Come intervenire dunque di fronte alla manifestazione di un dolore di questo tipo?

Bisogna innanzi tutto definire la causa del dolore e valutare il grado di inabilità che ne consegue, misurandone nel tempo l’intensità. È utile inoltre riconoscere ed identificare quali sono i fattori che amplificano o attenuano il dolore, valutando attentamente anche fattori non somatici e di natura psicologica che possono esasperare tale condizione (ansia, depressione, preoccupazioni). Infine, fondamentale è il consulto medico e l’esecuzione di tutti gli esami del caso: in ambito geriatrico è infatti facile incorrere nel mancato riconoscimento o nella sottovalutazione del problema, errori che possono comportare un ulteriore declino motorio e cognitivo e/o lo sviluppo di forme depressive. Lo studio del dolore nell’anziano è senza dubbio complesso perché spesso il quadro clinico presenta la concomitanza di più patologie, ed è reso ancor più difficile dalla frequente presenza nei pazienti di deficit sensoriali e cognitivi che rendono problematica la comunicazione e dunque l’uso delle scale di valutazione.

Una diagnosi accurata è però sempre assolutamente necessaria perché è il presupposto per l’instaurazione tempestiva di una terapia adeguata e risolutiva.