Talvolta azioni e gesti a prima vista banali possono nascondere sorprendenti benefici: ce ne fornisce un esempio significativo lo studio portato a termine dalla Rush University Medical Center di Chicago, pubblicato sull’importante rivista specialistica Neurology, secondo il quale occupazioni semplici e quotidiane, quali possono essere camminare, sbrigare piccole faccende di tipo domestico, fare la spesa, cucinare o dedicarsi al giardinaggio, se ripetute con regolarità, potrebbero influire positivamente sulla memoria degli anziani.
Quella rilevata dallo studio americano non sarebbe una novità assoluta: che muoversi giovi alla mente quanto al fisico è un fatto evidenziato già da numerosi studi, ma quali sarebbero i motivi alla base di questa funzione protettiva svolta dal movimento sul cervello a discapito dei fenomeni di declino cognitivo e demenze?
L’attività fisica, secondo gli esperti, migliorerebbe l’ossigenazione ed il passaggio del sangue attraversi i tessuti del cervello mantenendolo in salute e preservandone le funzioni, con il risultato di un miglioramento evidente nelle abilità cognitive.
Andando più nello specifico, lo studio americano ha coinvolto 454 pazienti anziani, di cui 191 affetti da demenza e 263 privi di disturbi cognitivi, testandone di anno in anno per un ventennio le abilità legate a memoria e ragionamento, monitorandone al contempo l’attività fisica. I risultati sono stati eloquenti: ad ottenere i punteggi migliori nei test cognitivi sono stati i pazienti che si muovevano di più.
Naturalmente non bisogna strafare: superata una certa età l’attività fisica deve essere svolta con le dovute cautele, tenendo conto della condizione clinica del paziente. Per ottenere risultati soddisfacenti però, sarebbero sufficienti quei piccoli movimenti che dovrebbero costituire la routine quotidiana di ciascuno e che invece talvolta, a causa dell’avanzare dell’età e di una buona dose di pigrizia, sono delegati ad altri.