Ricorre oggi 15 Marzo l’ottava Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata alla sensibilizzazione sul delicato tema dei Disturbi del Comportamento Alimentare. Anoressia nervosa, bulimia e binge eating, vale a dire il disturbo da alimentazione incontrollata, sono vere e proprie patologie caratterizzate da sentimenti e comportamenti estremi legati all’alimentazione e al controllo maniacale del proprio peso, i quali possono degenerare al punto di mettere seriamente in pericolo la vita del paziente che ne soffre.

I disturbi alimentari insorgono generalmente durante l’adolescenza, ma possono riguardare anche adulti, anziani e persone di mezza età, categorie che consideriamo generalmente immuni da simili patologie: può accadere infatti che alcune problematiche relative alla propria fisicità e all’immagine che si ha di essa non siano state risolte negli anni, oppure che i cambiamenti che avvengono quando il corpo inizia ad invecchiare non vengano accettati, esattamente come accade con i cambiamenti che si verificano durante il periodo dello sviluppo. Possono inoltre influire negativamente sulle abitudini alimentari alcuni mutamenti riguardanti la routine quotidiana caratteristici della terza età, come il pensionamento, il sopraggiungere di lutti e la solitudine.

Anche quando parliamo di una fascia d’età avanzata, parliamo soprattutto di donne: sono state in passato condotte ricerche che hanno mostrato come il 13% delle donne di mezza età e anziane abbia sperimentato i sintomi di un disturbo alimentare negli anni immediatamente precedenti, mentre il 70% stava cercando di perdere peso. Il 62% delle donne ascoltate ha dichiarato inoltre che il peso ha influenzato negativamente la propria vita.

In qualsiasi momento della vita, l’alimentazione è un fattore che influisce in maniera determinante sulla nostra salute. I disordini e, più in generale, le cattive abitudini alimentari possono generare infatti conseguenze gravi, negli anziani come nei più giovani: debolezza del sistema immunitario, guarigioni lente in caso di ferite, deficit cognitivi, indebolimento scheletrico e muscolare, ansia e depressione. Nei pazienti più attempati però, diagnosticare questo genere di disturbi è ancora più complicato: abitudini alimentari non corrette sono infatti in parte legate ai processi di invecchiamento, come dimostrano la perdita di appetito e di peso negli anziani, peraltro spesso affetti da forme di demenza che possono determinare un approccio limitato e confuso all’alimentazione. A ciò si aggiungono altri fattori, quali l’eventuale utilizzo di farmaci con i relativi effetti collaterali e/o le limitazioni fisiche ed economiche.

Il quadro è perciò spesso complesso ed è difficile operare una distinzione, ma una volta appurato che si tratti di un disturbo alimentare, è necessario rivolgersi ad un professionista della salute mentale, i cui trattamenti risultano efficaci in ogni fascia d’età: il primo passo è accettare che simili comportamenti sono indicativi di una patologia, non di un capriccio o di una fissazione. Solo così si può lavorare sulla propria condizione e si può reimparare a considerare il proprio corpo, acquisendo consapevolezza dei fenomeni e dei cambiamenti che lo riguardano in ogni periodo della vita.

Quella di oggi è una giornata importante, il cui obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica innanzi tutto smentendo le informazioni distorte ed i pregiudizi. Saper riconoscere tali patologie è fondamentale, e ciò è possibile solo attraverso la divulgazione di informazioni serie ed attendibili riguardo la frequenza, le caratteristiche e le conseguenze anche gravi che questi disturbi possono comportare per la salute fisica e psicologica di chi ne è vittima. I disturbi alimentari costituiscono un tema delicato ma importante, di cui si parla ancora troppo poco: negli ultimi anni si parla di una vera e propria epidemia di carattere sociale, perciò è fondamentale creare una rete di informazione, consapevolezza e, soprattutto, solidarietà verso chi ne soffre, con l’obiettivo di prevenirli e di intervenire anche sul pericolo subdolo che nascondono, che è quello dell’isolamento, del disagio relazionale e del senso di abbandono.