Siamo sicuri di conoscere la reale differenza tra il normale declino cognitivo e le vere e proprie forme di demenza? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

Con l’avanzare dell’età le dimenticanze, le distrazioni, la difficoltà nel concentrarsi, la reattività mentale che diminuisce o la memoria che vacilla sono fenomeni del tutto normali e quasi fisiologici: quando si verificano fenomeni di questo tipo e dal carattere episodico, possiamo parlare di Disturbo Neurocognitivo Lieve o Declino Cognitivo Lieve, ovvero di una forma di deficit della memoria e dell’apprendimento non grave e spesso solo momentaneo.

Non conosciamo con precisione le cause che sono all’origine della sua insorgenza, se non il generale deterioramento dei tessuti cerebrali correlato all’avanzare dell’età, conosciamo però i fattori di rischio per le persone di età superiore ai 60 anni, ovvero:

  • predisposizione genetica;
  • diabete;
  • fumo;
  • depressione;
  • ipertensione;
  • colesterolo;
  • sedentarietà;
  • mancanza di stimoli intellettivi e sociali.

I principali sintomi potenzialmente associati a un declino cognitivo lieve comprendono:

  • perdita della memoria a breve termine e difficoltà nell’immagazzinare nuove informazioni;
  • difficoltà di concentrazione;
  • difficoltà nel prendere decisioni anche routinarie, nella pianificazione delle attività, nel comprendere/seguire istruzioni;
  • episodi di spaesamento fuori casa;
  • depressione, apatia o perdita di interesse nelle attività abituali;
  • ansia, irritabilità, reazioni impulsive;
  • disturbi del sonno.

Pur rientrando nelle forme di demenza meno gravi, il Declino Cognitivo può arrivare a creare disagi notevoli e ad inficiare l’autonomia dell’individuo anziano, oltre che aumentare la possibilità di sviluppare successivamente il morbo di Alzheimer. I sintomi vanno perciò indagati tempestivamente rivolgendosi ad un neurologo per un controllo specialistico e mirato, in modo da valutare il grado di compromissione cerebrale.

Quali sono allora le differenze con le demenze gravi, come ad esempio quella che definiamo Demenza Vascolare o Disturbo Neurocognitivo Vascolare?

La differenza sostanziale deriva dal fatto che in questo caso il deficit cognitivo sia determinato dall’alterazione della circolazione sanguigna cerebrale conseguentemente ad eventi acuti, come un ictus o un’emorragia cerebrale, o a patologie croniche, come l’aterosclerosi.
Il danno neuronale specifico dovuto al venir meno di un adeguato rifornimento di ossigeno e sostanze nutritive (in particolare il glucosio) determina in questo caso uno deterioramento delle capacità intellettive.

In questo caso, oltre all’età superiore ai 60 anni, il rischio di sviluppare una Demenza Vascolare secondariamente a ictus o patologie cerebrovascolari croniche è aumentato da:

  • diabete;
  • ipertensione;
  • colesterolo;
  • malattie cardiache;
  • fumo.