La frattura del femore rappresenta la più grave e frequente complicanza che si può verificare in seguito ad una caduta o ad un trauma. In particolare, questa si verifica in pazienti già affetti da osteoporosi, ovvero da quella malattia caratterizzata dalla riduzione della massa ossea e dall’indebolimento del tessuto scheletrico. Non solo: i fattori di rischio includono anche una storia pregressa di fratture da fragilità, l’appartenenza al sesso femminile, l’età avanzata, la menopausa precoce, le terapie cortisoniche, le malattie endocrine e una cattiva alimentazione caratterizzata da un apporto di calcio e vitamina D non sufficiente.

Ma in cosa consiste esattamente? L’articolazione coxo-femorale, ovvero l’anca, potrebbe essere descritta, semplificando, come una pallina che ruota all’interno di una cavità perfettamente sferica: si tratta della testa del femore e della cavità che la ospita nell’osso iliaco. È facilmente intuibile che, trattandosi dell’articolazione che collega l’arto inferiore ed il bacino, questa ricopra un ruolo fondamentale nei processi di deambulazione, di equilibrio e di sostegno e che la frattura di una delle parti che la compone può avere conseguenze devastanti per la mobilità del paziente.

Il suo trattamento prevede l’intervento chirurgico entro 48 ore dal trauma cui segue già nei giorni immediatamente successivi all’operazione un trattamento riabilitativo volto al rapido recupero della mobilità e dell’autonomia del paziente, il tutto compatibilmente con le condizioni generali del paziente.

Purtroppo, non sempre è così semplice: per il paziente anziano infatti la frattura del femore costituisce un fattore che può incidere significativamente sulla sua mortalità. Ciò avviene perché la degenza ospedaliera può creare condizioni che favoriscono l’insorgere di complicanze pericolose per la sua salute: parliamo in particolare di infezioni delle vie respiratorie ed urinarie, tromboflebiti, tromboembolie polmonari, piaghe da decubito, deperimento e compromissione della mobilità. Anche il rientro a casa può non essere semplice: non è raro che la perdita di autonomia, il decadimento psicofisico ed il senso di abbandono provochino nell’anziano uno stato di impotenza, apatia e avversione verso le attività quotidiane che può condurre alla depressione.

Importantissima è quindi, ancora una volta, la prevenzione che deve riguardare i due fattori in questo caso determinati: il rischio di caduta e la fragilità ossea. È fondamentale quindi conoscere lo stato dell’osteoporosi, seguire una dieta equilibrata e ricca di vitamine, calcio e sali minerali, integrando eventuali carenze di vitamina D, e svolgere regolarmente la giusta dose di attività fisica evitando l’eccessiva sedentarietà, aumentando così la resistenza del tessuto osseo. Inoltre, al fine di evitare spiacevoli incidenti domestici quali cadute o scivolate, è consigliabile organizzare la propria abitazione rendendola sicura: si possono ad esempio eliminare i tappeti e utilizzare quelli antiscivolo in ambienti come la cucina e il bagno, rendere agevole il passaggio in tutta la casa eliminando eventuali ostacoli, siano questi mobili o cavi sparsi sulla superficie calpestabile, ed installare maniglie e corrimano dove necessari.