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Anziani affetti da demenza, 5 consigli per prendersene cura

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Il compito del caregiver è complesso e delicato, soprattutto se il paziente di cui si prende cura è affetto da declino cognitivo. Oltre alle difficoltà che si riscontrano nell’ambito della memoria, del linguaggio e dell’orientamento, questa condizione può infatti determinare comportamenti inusuali e bizzarri, talvolta addirittura aggressivi e violenti, che non sempre è facile fronteggiare.

Con qualche accorgimento è però possibile facilitare l’interazione tra caregiver e paziente, rendendo meno gravosi i propri compiti al primo e garantendo al secondo il benessere di cui necessita:

  • Spazio domestico: l’abitazione, oltre ad essere sicura, deve garantire all’anziano il massimo grado di autonomia compatibilmente con la sua condizione. Va dunque eliminato tutto ciò che può causare inciampi, cadute o traumi. Lo spazio deve essere poi dotato dei dispositivi di supporto necessari ai suoi movimenti, come maniglie e corrimano. Anche i mobili possono essere disposti in modo tale da fornire un appoggio dove necessario.
  • Cambiamenti: gli anziani affetti da demenza hanno difficoltà ad affrontare cambiamenti di ogni genere, sia che riguardino le abitudini che le cose. L’ambiente domestico deve quindi risultare familiare e riconoscibile, gli oggetti devono avere una collocazione precisa e la routine quotidiana non deve mai subire grossi stravolgimenti.
  • Attività fisica: il movimento è fondamentale per il benessere dell’anziano, purché sia compatibile con le sue condizioni cliniche. Per mantenere il tono muscolare, migliorare mobilità ed equilibrio è sufficiente una passeggiata all’aria aperta, utile anche ad aumentare l’appetito, generare quel poco di stanchezza che aiuta a riposare meglio ed evitare l’accumulo di tensione che può tradursi in aggressività.
  • Comunicazione: calma e pazienza sono caratteristiche imprescindibili per il caregiver, che deve dimostrarsi sempre ben disposto e accomodante nei confronti della persona accudita. È importante parlare sempre al paziente con calma e con un tono di voce tranquillo, usando frasi semplici e brevi e senza mai incalzarlo o pressarlo in alcun modo. Accompagnare il discorso con dei gesti e guardando negli occhi l’interlocutore lo aiuta a comprendere meglio ciò che gli si sta dicendo.
  • Mai mettersi in secondo piano: chi si occupa di un anziano non autosufficiente è soggetto ad uno stress importante e si fa carico un pesante fardello emotivo. L’ipercoinvolgimento è frequente, soprattutto quando a ricoprire questo ruolo è un familiare del malato, e può determinare stanchezza fisica, psicologica e mentale, perdita di motivazione, angoscia, fatica, ansia, depressione e burn out. È perciò importante concedersi delle pause da questo compito che non può e non deve mai diventare totalizzante, chiedendo aiuto quando necessario e rivolgendosi eventualmente a figure professionali.

 

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