È stato l’OCSE, l’Organismo Internazionale per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica, a lanciare l’allarme nelle scorse settimane, sottolineando nel suo recente rapporto come l’Italia sia il secondo paese del gruppo per numero di prescrizioni mediche di antibiotici rispetto ad altri 18 paesi. Questa tendenza, sommandosi a quella ancor più dannosa che consiste nell’assunzione di antibiotici senza alcuna prescrizione e senza consulto medico, ha conseguenze disastrose per la salute della popolazione, causando un pericoloso aumento della resistenza ai suddetti farmaci.

La dannosità di simili tendenze si intuisce facilmente se si considera che il nostro Paese ha tassi di infezione associati alle ospedalizzazione superiori alla media e che tali infezioni possono diventare difficili da trattare se i batteri che le causano sviluppano una resistenza agli antibiotici. E quando si parla di ospedalizzazioni i primi a venirci in mente non possono che essere i pazienti anziani, che ancora una volta si qualificano come categoria fragile e maggiormente esposta al rischio.

Tutto ciò non vuol dire che gli antibiotici non vadano usati, anzi: spesso sono necessari e rappresentano una classe di farmaci insostituibile per la salute di tutti, compresi i pazienti anziani. È fondamentale però che l’approccio sia corretto, che il loro utilizzo sia vincolato all’indicazione del medico, che questa si attentamente valutata e che l’assunzione si protragga per il tempo necessario e nelle dosi corrette.

Quest’ultima è una questione di primaria importanza nella gestione farmacologica del paziente anziano perché, come sappiamo, distrazioni e dimenticanze non sono rare superata una certa età. Inoltre non bisogna dimenticare la maggior parte dei pazienti over 65 sono sottoposti a politerapia farmacologica e assume perciò diversi farmaci in relazione alle patologie croniche da cui sono affetti (problemi di coagulazione, di osteoporosi, renali, di pressione, neurologici per fare solo qualche esempio). Questi farmaci possono interagire con le terapie antibiotiche alterarndone gli effetti, e ciò rende ancor più importante ed obbligatoria l’opinione del medico curante e l’attenzione da parte di chi si prende quotidianamente cura del paziente.