Patologia abbastanza frequente negli anziani, l’angina pectoris si manifesta con un dolore acuto al petto, caratterizzato dalla sensazione di costrizione a livello toracico. Talvolta il dolore è meno intenso e più vago, quasi un fastidio, e in alcuni casi si estende al braccio sinistro fino alle dita, oppure alla mandibola, alla gola o allo stomaco. Il dolore può inoltre essere accompagnato da altri sintomi, quali dispnea, sudorazione, astenia, perdita di equilibrio, capogiri, nausea e/o vomito.

Il quadro sintomatologico può ingannare: ad esempio, il reflusso gastroesofageo può causare un dolore retrosternale del tutto simile a quello dell’angina, così come i dolori di origine cervicale possono coinvolgere spalle, collo e braccio. Inoltre, l’angina è una condizione reversibile, caratteristica che la distingue profondamente dall’infarto, evento ben più grave con il quale spesso è erroneamente confusa.

Ne esistono diverse tipologie che è importante distinguere, ma la più diffusa è fortunatamente quella meno grave, ovvero l’angina stabile o da sforzo, che si manifesta appunto a causa di uno sforzo eccessivo o dell’influenza di determinati fattori esterni, ad esempio freddo e stress. Non è soggetta a peggioramenti significativi nel corso del tempo ed è prevedibile nonché trattabile farmacologicamente.

Ma quali sono le cause di questa patologia? Il fattore scatenante è l’insufficiente ossigenazione del muscolo cardiaco, a sua volta determinata da una transitoria diminuzione del flusso sanguigno attraverso le arterie coronarie. I fattori di rischio accomunano questa condizione a gran parte delle patologie cardiache: ridotta attività fisica, regime alimentare sbilanciato da un eccesso di calorie, grassi saturi, zuccheri e colesterolo, abuso di alcol e fumo, sindrome metabolica (ipertensione, obesità, diabete) ma anche, in qualche caso, familiarità.

Esiste un rimedio? Ovviamente, la prima cosa da fare è rivolgersi al proprio medico, il quale si preoccuperà di individuare l’effettiva presenza della patologia attraverso esami specifici di sua esclusiva competenza. Il passo successivo sarà quello di improntare la terapia farmacologica: non si guarisce, ma i farmaci sono in grado di gestire al meglio questa condizione, di controllarla, di prevenire e far cessare gli attacchi.