Fischi, ronzii, fruscii e pulsazioni: sono moltissimi gli anziani che li percepiscono all’interno di uno o entrambi gli orecchi e che non trovano pace domandandosene la causa. È l’acufene, un disturbo uditivo costituito appunto da rumori di varia natura, di intensità variabile e più o meno persistenti, ma quasi sempre estremamente fastidiosi e non solo dal punto di vista fisico.

Ne soffre il 95% delle persone over 40 e, sebbene si presenti come un disturbo banale, lo è solo apparentemente: la convivenza con questa continua forma di disturbo e distrazione può infatti condurre ad uno stato invalidante tale da compromettere l’assetto psicologico del paziente, la sua quotidianità, il ritmo sonno-veglia, la capacità di attenzione e concentrazione, le abituali attività, le sue relazioni e quindi, in generale, la sua qualità di vita, andando a creare nei soggetti emotivamente più fragili un terreno fertile per stati ansioso-depressivi.

Di fatto, la gravità degli acufeni è dunque strettamente legata alla percezione soggettiva che se ne ha: se nei pazienti equilibrati i suoni caratteristici di questa condizione non vengono neppure sentiti, in soggetti ansiosi o in generale più suscettibili questi disturbi possono diventare intollerabili.

Se ne distinguono due gradi categorie: gli acufeni soggettivi e quelli oggettivi. I primi sono i più diffusi e frequenti, e a loro volta vengono suddivisi in base alle sensazioni sonore percepite e alla sede anatomica della lesione o della patologia che ne è all’origine. L’orecchio interno, sede principale dell’apparato uditivo, è generalmente quella più esposta. Gli acufeni oggettivi sono più rari e costituiti da rumori reali, spesso percepibili anche da osservatori esterni perché di origine meccanica come quelli determinati da lesioni all’articolazione temporo-mandibolare, dall’apparato uditivo, dalla contrazione dei muscoli di palato, faringe e della cassa timpanica oppure da malattie o irregolarità dei vasi sanguigni vicini all’orecchio, che si manifestano frequentemente con effetto pulsante.

Ma cosa determina questo disturbo? È la domanda che ossessiona chi ne soffre. L’età avanzata è certamente uno dei principali fattori di rischio, ma all’insorgenza di acufene possono contribuire anche infezioni dell’orecchio, esposizione prolungata al rumore e ai suoni di volume elevato, danni neurologici, presenza di corpi estranei nell’orecchio, stress ossidativi e/o emotivi, allergie nasali che impediscono il normale drenaggio dei fluidi, accumulo di cerume, traumi cranici e quelli del collo, patologie cardiovascolari e cerebrovascolari, disturbi tiroidei, sindrome di Menière, neurinoma del nervo acustico e otosclerosi. Ritenuti probabili come fattori di rischio sono anche l’assunzione di sostanze alcoliche o superalcoliche, gli stati ansiosi, la familiarità, l’obesità e il fumo. L’acufene può inoltre manifestarsi inoltre come effetto collaterale di alcuni farmaci (acufene ototossico) oppure ancora essere determinato dalla sospensione di determinate categorie di farmaci, come le benzodiazepine.

Purtroppo la condizione descritta si accompagna spesso alla frustrazione: infatti, non esistono attualmente terapie farmacologiche che possono ritenersi efficaci nella cura degli acufeni anche se esistono nuove terapie come la TRT (Tinnitus Retraining Therapy), che consiste in un trattamento riabilitativo su base neuro-psicologica e comportamentale e non farmacologico.