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Come si gestisce l'aggressività nei pazienti affetti da demenza?

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L’aggressività è uno dei comportamenti che caratterizzano le demenze senili ed è riconducibile all’insicurezza che il paziente prova a causa della sua condizione. L’incapacità di gestire situazioni anche ordinarie, che a causa della malattia egli non riesce più a riconoscere e decodificare, genera uno stato di ansia e diffidenza verso ciò che lo circonda che lo costringe a difendersi.

L’aggressività può essere espressa a livello linguistico, con espressioni verbali di minaccia oppure insulti e grida, ma anche attraverso azioni fisiche vere e proprie come calci, pugni e sputi, ed è determinata da cause diverse e complesse. Esse comprendono il dolore fisico, la paura, i luoghi eccessivamente affollati e rumorosi, la confusione, la percezione della propria vulnerabilità ed il senso di umiliazione per la condizione in cui ci si trova, insieme alla frustrazione legata alle difficoltà incontrate nella comprensione del mondo circostante e nello svolgimento delle attività quotidiane. In particolare, molti pazienti affrontano con estremo disagio l’incapacità di svolgere in autonomia operazioni intime come quelle riguardanti l’igiene personale, e dunque la perdita della propria privacy. Senz’altro contribuiscono la perdita delle capacità di giudizio, dell’autocontrollo e delle inibizioni sociali, insieme alla minor consapevolezza delle regole che governano i rapporti sociali. Infine, l’aggressività può essere determinata dalla confusione in seguito ad un trasferimento in casa di riposo o struttura di assistenza, o dall’incontro con un conoscente o un familiare che non si vedeva da tempo.

Come comportarsi dunque in presenza di simili comportamenti? Punizioni, rimproveri, critiche e richiami sono assolutamente da evitare: occorre mantenere la calma e rassicurare l’anziano, provando a distrarlo. Come abbiamo detto, l’aggressività non è altro che una manifestazione di insicurezza, quindi una risposta eccessivamente dura non fa che peggiorare la situazione. Nell’immediatezza dell’episodio, può essere utile lasciare brevemente solo il paziente, evitando le risposte concitate così come le espressioni di ansia e preoccupazione. Se la violenza manifestata è di tipo fisico bisogna lasciare spazio al paziente, evitando di stargli addosso e di bloccarlo a meno che ciò non sia necessario per la sua incolumità. Se l’aggressività è motivata dal mancato riconoscimento della la persona che ha di fronte, possono risultare efficaci forme di comunicazione non verbale e di contatto fisico. Se invece è l’abitazione a non essere riconosciuta bisogna evitare di insistere nel convincimento della realtà dei fatti: ciò si rivela spesso controproducente, mentre assecondarlo dicendogli che presto potrà tornare dove desidera, provando a distrarlo, è una strategia efficace.

Prevenire gli episodi di aggressività è possibile imparando a cogliere i segnali che anticipano tali comportamenti (ansia, agitazione, affaticamento) e distraendo il paziente con attività stimolanti, ma anche evitando le attività quotidiane che generano particolari difficoltà ed insofferenza. In previsione di una situazione critica, che potrebbe non essere compresa provocando confusione, si può spiegare preventivamente con calma e parole ciò che sta per accadere. In un’ottica preventiva è inoltre fondamentale che il paziente venga aiutato sempre con discrezione, evitando le critiche eccessive e gli atteggiamenti sbrigativi e concitati.

È importante che il caregiver memorizzi quali sono gli atteggiamenti efficaci nel tranquillizzare l’assistito, in modo da ripeterli all’occorrenza: la routine ha la sua importanza per chi, a causa della malattia, viene turbato dalle novità e dai comportamenti che fatica a comprendere.

Bisogna tenere presente che i comportamenti aggressivi dei pazienti affetti da demenze vanno sempre interpretati, perché rappresentano a loro modo uno strumento di comunicazione: sono situazioni che necessitano di uno sforzo importante, volto alla comprensione del messaggio finale che il paziente cerca di comunicare perché solo così si potrà porre rimedio alla sua frustrazione e si potranno prevenire simili atteggiamenti. Altrettanto importante è ricordare che i comportamenti aggressivi della persona affetta da demenza non sono volontari, né realmente determinati dalla persona che hanno di fronte: capirlo è indispensabile soprattutto per i familiari, i quali possono a loro volta sentirsi frustrati dal trattamento che viene riservato loro nonostante le cure perpetrate al proprio caro.

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