Può accadere, durante il sonno, che la respirazione si arresti per qualche secondo: sono episodi di apnea notturna. Se ne distinguono due tipologie: quella centrale, dovuta ad un malfunzionamento del sistema nervoso centrale, e quella ostruttiva, molto più comune e determinata dall’ostruzione momentanea delle vie aeree principali.

È proprio quest’ultima ad essere frequente negli anziani, soprattutto uomini, moderatamente o gravemente sovrappeso, fumatori, che dormono in posizione supina e che assumono alcol e/o ipnotici. Più nello specifico, le apnee possono durare dai dieci ai trenta secondi, possono verificarsene anche 100 nell’arco di una nottata e, per quanto riguarda gli anziani, si osserva che l’apnea ostruttiva lieve, che si manifesta cioè attraverso meno di cinque episodi ogni ora, riguarda nel 24% dei casi coloro che vivono soli, nel 33% quelli che risiedono presso strutture assistenziali e nel 42% quelli ricoverati presso le case di cura.

Ma a cosa sono dovute esattamente e quali sono i rimedi?

L’interruzione dei processi respiratori è causata dal collasso temporaneo della parete orofaringea, che ostruisce così le vie aeree. Conseguenze sono le le ipopnee, che consistono in un rallentamento della respirazione, che diventa anomala e sommessa, e le apnee vere e proprie, ovvero pause di più di dieci secondi.

Queste generano nel soggetto una sensazione di soffocamento che egli avverte nel sonno pur non conservandone memoria, e alla quale reagisce generando un maggiore sforzo cardiaco ed eventuali aritmie e/o un aumento della pressione arteriosa. Le conseguenze dell’apnea ostruttiva possono infatti comprendere angina pectoris, disfunzioni renali, ictus, infarti miocardici, alterazioni cognitive, ipertensione e depressione. Inoltre, quando gli episodi sono più frequenti di 10 volte l’ora, sono state riscontrate aumentata mortalità e morbilità.

Si tratta di una patologia difficilmente diagnosticabile: non è possibile infatti risalirvi tramite una visita medica o degli esami del sangue. Quasi sempre contribuiscono alla sua individuazione i familiari ed i partner dei pazienti, i quali trascorrono loro malgrado le notti accompagnati dal russare, dai brontolii, dai lamenti e dai sonni agitati tipici dei soggetti affetti da apnea ostruttiva. Tipico dei pazienti che soffrono di questa patologia è infatti un sonno tutt’altro che ristoratore: si svegliano continuamente ed inconsapevolmente, alternando fasi di sonno profondo a stadi più leggeri, con la conseguenza che durante il giorno sono spesso irrequieti, poco riposati e non di rado accompagnati da mal di testa, con episodi di perdita di attenzione.

Ad oggi non esistono terapie farmacologiche efficaci, mentre ci si affida in alcuni casi a opzioni di trattamento complesse, che comprendono la terapia della pressione nasale continua positiva (CPAP) ed i dispositivi dentali che aiutano a mantenere aperte le vie aeree durante il sonno, oltre agli interventi di tipo chirurgico. Ma non è sempre indispensabile ricorrere a questi per risolvere il problema: perdere peso, anticipare l’orario della cena, consumare piatti leggeri prima di andare a dormire, eliminare o almeno ridurre fumo e alcool nelle ore serali ed evitare gli ipnotici sono infatti accorgimenti che possono aiutare a risolvere o almeno ridimensionare il problema.