Non sono solo le malattie in senso stretto a preoccupare gli over 65. Gran parte degli anziani soffre infatti di un “male” silenzioso, subdolo, e al contempo pericoloso: parliamo dell’isolamento sociale, una condizione che implica una serie di rischi e che in relazione all’invecchiamento riveste un’importanza non trascurabile.

La solitudine dell’anziano, ed il senso di abbandono che essa può determinare, è un fenomeno frequente, tanto da essere considerato da qualcuno quasi fisiologico quando l’età avanza. È vero, con l’invecchiamento i contatti sociali diminuiscono, così come diminuiscono le opportunità di fare nuove coscenze, e l’isolamento ci sembra il risultato di un processo dettato dal normale progredire degli eventi: le routine cambiano, si esce meno e si hanno di fatto meno energie, ma ciò non vuol dire che sia inevitabile. Si tratta piuttosto di un fattore che ha un peso determinante nell’aumento della fragilità di questa categoria e che influisce pesantemente sullo stato di salute e sul benessere psicofisico degli anziani. Questo perché le relazioni costituiscono un fattore di primaria importanza per la qualità di vita dell’individuo a qualsiasi età e contribuiscono in misura tutt’altro che insignificante al mantenimento del sé e della propria identità, rispondendo a bisogni primari quali il bisogno di sicurezza, di condivisione e di senso di appartenenza ad una comunità.

Sono tanti gli studi che negli ultimi decenni si sono concentrati su quest’aspetto, confermando attraverso numerose evidenze una possibile associazione tra isolamento sociale e salute, in particolare per quanto riguarda i processi di declino cognitivo. Non solo: solitudine e isolamento sono risultati essere connessi ad un maggior ricorso e ad una maggiore durata delle ospedalizzazioni, nonché allo sviluppo di forme di depressione, condizione che per una persona anziana può rappresentare una sorta di porta d’ingresso per patologie secondarie dovute ad esempio alla malnutrizione o all’abuso di alcool. In breve, l’assenza di relazioni sociali sarebbe per l’anziano un fattore di rischio paragonabile al fumo di sigarette e all’obesità.

Le cause sono molteplici, e comprendono aspetti di natura strutturale (vivere da soli, la scarsità di relazioni) e funzionale (sostegno materiale ed emozionale veicolato dai rapporti): la perdita del coniuge, un nucleo familiare geograficamente disgregato, il pensionamento ed il conseguente cambiamento della routine quotidiana, la perdita del proprio ruolo sociale, il cambio di abitazione dettato da mutate necessità, la minore mobilità sono solo le più comuni.

Come comportarsi allora per evitare questo genere di disagio?

  • Passeggiare per mantenere il contatto con la realtà esterna, non rinunciare alle proprie abitudini e alla frequentazione dei luoghi dove ci si reca quotidianamente intrattenendo rapporti con vicini di casa, abitanti del circondario e attività commerciali nei pressi dell’abitazione;
  • Se impossibilitati ad incontrarli fisicamente, telefonare abitualmente ad amici e parenti e imparare ad usare dispositivi quali computer e smartphone che aiutano a coltivare questi rapporti;
  • Continuare a coltivare i propri hobby informandosi sulle attività previste nelle vicinanze: corsi, circoli di lettura, rassegne cinematografiche e teatrali, iniziative di vario genere possono essere l’occasione per incontrare persone nuove con cui condividere le stesse passioni;
  • Prendere in considerazione l’ipotesi di mettere la propria casa a disposizione di un inquilino o ospite pagante;
  • Dedicarsi al volontariato.