Parliamo spesso di artrosi, ovvero di quella malattia cronica degenerativa di tipo infiammatorio che interessa le cartilagini determinando il progressivo deterioramento delle le relative componenti anatomiche. D’altra parte, si tratta di una patologia direttamente correlata all’età: presente in gran parte degli over 50 e nella quasi totalità degli ultrasettantenni, con un picco di massima incidenza tra i 75 ed i 79 anni, in Italia arriva a coinvolgere una percentuale notevole della popolazione.

Oggi vogliamo però parlare più approfonditamente di una particolare forma di artrosi, cioè di quella che interessa l’anca: la coxartrosi.

L’anca è una delle articolazioni più grandi ed importanti dello scheletro umano: è composta da femore e bacino, e con il suo funzionamento assolve ad una serie di compiti fondamentali che permettono all’uomo di svolgere attività elementari e quotidiane, quali stare in piedi, camminare o correre.

Anche in questo caso, la malattia è conseguenza diretta della degenerazione di un’articolazione e dei suoi elementi, i quali assottigliandosi determinano lo sfregamento delle superfici ossee, causando così l’infiammazione. Distinguiamo comunque la malattia di tipo idiopatico, dovuta a cause non individuabili, da quella di tipo secondario, conseguenza cioè di un trauma di varia natura (fratture, infezioni, ecc.), così come distinguiamo la coxartrosi monolaterale da quella bilaterale: la prima interessa solo una delle due articolazioni dell’anca, la seconda riguarda entrambe.

Fattori di rischio, oltre all’età avanzata, sono l’appartenenza al sesso femminile, infortuni articolari all’anca pregressi, sedentarietà, obesità, diabete e la presenza di artrite reumatoide o gotta.

Come ogni forma di artrosi anche questa si manifesta attraverso il dolore. Sono tre, secondo i medici, gli stadi sintomatologici della coxartrosi:

  • Primo stadio: è quello iniziale e meno grave, durante il quale il dolore è periodico e perlopiù legato ad uno sforzo eccessivo. A riposo il dolore tende a svanire, portando spesso ed erroneamente il paziente a trascurare l’episodio;

  • Secondo stadio: è quello intermedio, caratterizzato da un mutamento del dolore che si fa più intenso, si manifesta anche a riposo e va ad interessare una zona più ampia, pregiudicandone il movimento. È in questo stadio che può comparire la sensazione di bruciore e/o pressione;

  • Terzo stadio: è quello finale, e dunque il più grave. Il dolore è diffuso e costante, diventando quindi cronico, e la capacità di movimento risulta pesantemente compromessa. In questo stadio possono insorgere le complicanze: l’impossibilità di spostarsi e la sedentarietà obbligata possono infatti essere causa di malessere diffuso e atrofia dei muscoli negli arti inferiori.

Esistono soluzioni per questa patologia?

Quando la malattia viene affrontata al primo stadio ed è dunque caratterizzata da una sintomatologia ancora lieve si adottano solitamente le terapie conservative, le quali non sono in grado di ostacolare concretamente la coxartrosi ed i danni da essa causati alla cartilagine, ma alleviano i sintomi e dunque il dolore, andando ad intervenire di conseguenza sulla mobilità del paziente in maniera più o meno profonda.

Quando invece lo stadio è avanzato e la condizione è ormai cronica, si sceglie di solito l’intervento chirurgico.