Di fronte alle prime manifestazioni di tremore nelle persone anziane, si scatena subito da parte di chi gli sta vicino un allarmismo non sempre giustificato: benché questo sia talvolta riconducibile ad una delle patologie più temute collegate alla terza età, ovvero il morbo di Parkinson, non sempre quest’ipotesi trova fondamento. Infatti il tremore è in parte fisiologico superata una certa età e può essere determinato da varie cause.

Un esempio è quello costituito dal tremore essenziale, patologia fastidiosa ma benigna e facilmente affrontabile con una terapia efficace. Questa può manifestarsi ad ogni età, sebbene sia più frequente negli individui anziani, e si caratterizza per la manifestazione del tremore in fasi di sforzo e mai a riposo: in questo risiede la prima e fondamentale differenza rispetto al tremore riconducibile al morbo di Parkinson. Questa forma di movimento involontario, riguardante prevalentemente mani e testa e caratterizzata da un movimento ritmico e oscillante, non è dunque preludio di malattie neurologiche degenerative: si tratta di un tremore strettamente legato alla sfera emotiva della persona, spesso determinata da stati d’ansia e preoccupazione. La componente psicologica è centrale nel tremore essenziale, perché nel suo manifestarsi può provocare imbarazzo nel paziente, aggravando la situazione già di per sé determinata da fattori perlopiù emotivi, dando luogo ad una spirale di emozioni che l’anziano può avere difficoltà a controllare.

La soluzione risiede nella terapia farmacologica, che aiuta a tenere sotto controllo la malattia e a limitarne i fastidi.

Altra forma di tremore è quella cerebellare, che si manifesta come conseguenza di lesioni al cervelletto: queste determinano l’impossibilità per quest’organo di continuare a svolgere correttamente la propria funzione, che consiste, in sintesi, nel coordinamento degli impulsi centrali e degli effetti periferici facendo sì che il movimento compiuto corrisponda alla volontà e allo scopo del soggetto. Anche in questo caso il tremore è assente a riposo ma compare all’inizio del movimento, aumentando in ampiezza man mano che la mano si avvicina all’obiettivo.

Possiamo dunque concludere che il tremore è un fenomeno complesso e non univoco, che può essere ricondotto a cause diverse. L’unica forma di tremore che deve realmente insospettirci è quella che si manifesta a riposo, e che dunque è ben visibile anche quando l’arto è rilasciato o appoggiato, oppure mentre il paziente cammina. Inoltre, a differenza di quanto appena detto in riferimento al tremore essenziale e a quello cerebellare, nel Parkinson il movimento riduce l’ampiezza del tremore, per cui la difficoltà nel portare a termine un determinato movimento deriva più dalla rigidità e dalla lentezza che sopraggiungono con la malattia, che dal tremore stesso. Infine, il tremore proprio del Parkinson, ha una caratteristica inconfondibile che consiste nell’accompagnare al classico tremore lo sfregamento di pollice ed indice, movimento che ricorda il gesto di chi sta contando delle monete.