Come sappiamo, la pressione sanguigna corrisponde alla pressione che il sangue esercita contro le pareti dei nostri vasi in seguito all’azione di pompa svolta da cuore, e quindi alla circolazione: il suo valore viene misurato in millimetri di mercurio (mmHg) e viene definito attraverso due valori, uno massimo (pressione sistolica) ed uno minimo (pressione diastolica). I suoi valori ottimali a riposo sono pari a 120/80 mmHg.

Essa è però suscettibile di numerosi cambiamenti, determinati da molteplici fattori ambientali: tra questi rientrano anche la stagionalità e le variazioni di temperatura, che possono influire sul suo andamento provocando importanti ricadute cliniche. Come hanno infatti dimostrato numerosi studi, la pressione arteriosa presenterebbe dei valori medi più basse nelle stagioni calde e più elevati nelle stagioni fredde, con valori intermedi in primavera e autunno.

L’aumento di pressione sanguigna nei mesi invernali sarebbe da ricondursi sicuramente all’esposizione alle basse temperature, che provocherebbero un aumento dell’attività simpatica, ma non solo: a contribuire a tale fenomeno sarebbero anche altri fattori, a loro volta legati all’alternarsi naturale delle stagioni e alle abitudini ad esse legate, quali il maggiore apporto di sodio, l’aumento di adiposità, la minore attività fisica e le eventuali modifiche terapeutiche


Ma cosa comportano nella pratica questi cambiamenti?

Se in estate cadute ed insufficienze renali acute possono essere dirette conseguenze di un calo dei valori pressori, nei mesi invernali il loro aumento può contribuire ad aumentare il rischio cardiovascolare nei pazienti già ipertesi e non.

Particolarmente efficaci risultano essere dunque gli interventi finalizzati ad una più efficace protezione dal freddo: attenzione dunque all’adeguato riscaldamento delle abitazioni e valutare attentamente l’esposizione alle basse temperature esterne.

È inoltre consigliabile, durante questi periodi di maggiore instabilità atmosferica, prestare ancor più attenzione al controllo domiciliare della pressione arteriosa: il suo monitoraggio quotidiano contribuisce infatti a rendere più efficaci e sicure eventuali terapie anti-ipertensive.