Nel Parkinson, come nella maggior parte delle malattie neurodegenerative, la tempestività è decisiva: proprio perché ad oggi, purtroppo, questa malattia non conosce rimedi l’intervento tempestivo al primo manifestarsi dei sintomi è fondamentale.

Causa della sua insorgenza è la morte, per cause ad oggi sconosciute, delle cellule che si trovano in una determinata zona del mesencefalo e che in condizioni normali sintetizzano e rilasciano la dopamina, un neurotrasmettitore essenziale per l’attività motoria.

Quando rigidità, bradicinesia (difficoltà nell’iniziare un movimento), instabilità posturale e tremore si manifestano, la malattia di Parkinson è già in una fase avanzata ed è difficile intervenire in modo proficuo. Per diagnosticare il Parkinson in fase pre-motoria bisogna prestare attenzione a sintomi generici, non specifici, che possono permetterci di individuare una sorta di predisposizione a sviluppare la malattia, come ad esempio i deficit olfattivi, la depressione, i dolori articolari, l’ipotensione ortostatica e i disturbi del comportamento, in particolar modo quelli che si manifestano durante il sonno, quali urla, calci, pugni e soprattutto, l’ RBD (Rapid Eye Movement Behavioural Disorder), che rappresenta il sintomo precoce più importante di questa malattia: circa il 60% dei pazienti che lo manifestano infatti, sviluppa la malattia di Parkinson entro 10-12 anni.

Ad oggi, sono 5 milioni gli individui nel mondo colpiti da questa malattia, di cui oltre 300.000 solo in Italia: un dato importante che oggi, alla vigilia della Giornata Nazionale della Malattia di Parkinson che si celebra domani 24 Novembre, ci spinge ancora una volta a sottolineare quanto la diagnosi precoce sia fondamentale e possa contribuire almeno a limitare i danni che questa malattia può provocare.