Come tutti sappiamo, qualità e quantità del sonno sono due dei fattori fondamentali nel mantenimento di un buono stato di salute: il sonno ha infatti un impatto rilevante sulle facoltà di apprendimento e di attenzione, sulla capacità di prendere decisioni e, in generale, sul funzionamento delle varie attività cerebrali.

Un alterato ciclo sonno – veglia non può che influenzare negativamente le nostre capacità cognitive, il nostro umore e la generale percezione che abbiamo del nostro benessere psico-fisico. Infatti, dormire poco e male aumenta il rischio di malattie cardiache, disturbi renali, ipertensione, diabete, ictus, obesità e contribuisce all’indebolimento del sistema immunitario.

Inoltre, è stato dimostrato come il sonno abbia un ruolo determinante nell’invecchiamento cerebrale: un sonno corretto durante l’infanzia e la giovinezza aiuterebbe infatti a salvaguardare la memoria fissandone meglio i ricordi ed alimentando così una riserva che tornerà utile in età avanzata. Per queste ragioni è consigliabile, soprattutto dopo il superamento della mezza età, fare delle pause di sonno durante la giornata, purché non siano tanto prolungate da compromettere il sonno notturno.

Ma vediamo meglio quali sono i rapporti che intercorrono tra sonno e terza età: sappiamo che l’insonnia è una condizione comune in questa fetta di popolazione, e lo è in special modo negli individui affetti da forme di demenza. Secondo le statistiche, almeno il 40% delle persone colpite da questa condizione fatica ad addormentarsi oppure si sveglia durante la notte.

Le cause sono di varia natura:

  • il fabbisogno di riposo del nostro organismo diminuisce perché durante il giorno non si svolgono attività particolarmente pesanti per il corpo e per la mente;
  • con l’avanzare degli anni è fisiologico che il sonno si faccia più leggero;
  • il sonno viene compromesso da condizioni ambientali sfavorevoli (troppa luce, un letto scomodo, uno stile di vita troppo sedentario, una dieta inadeguata, caldo/freddo, ecc.);
  • subentrano condizioni psico-fisiche quali depressione, dolori cronici o apnee notture legati a patologie pregresse che influenzano negativamente il sonno;
  • nel caso di pazienti affetti da demenze, la degenerazione dei tessuti cerebrali ha compromesso quei processi che in condizioni di normalità regolano il ciclo giorno/notte.

Esistono però semplici accorgimenti che una volta attuati possono migliorare questo tipo di situazioni: ad esempio, si può contribuire ad arricchire le giornate del paziente con attività stimolanti dal punto di vista mentale, con la giusta dose di attività fisica e spronandolo a coltivare relazioni sociali evitandogli di trascorrere troppe ore davanti alla tv o in condizioni di eccessiva sedentarietà. Le attività eccessivamente stimolanti vanno invece evitate nelle ore serali al fine di favorire il riposo: al contrario è bene adottare un rituale rilassante, come un bagno o una tisana caldi.

Nelle persone affette da demenze, questo genere di disturbi può intensificarsi ed arrivare ad essere invalidante e pericoloso, inducendo spiacevoli stati di irritazione ed irrequietezza: è ancor più importante in questi casi creare un ambiente domestico tranquillo e confortevole, privo di luci e rumori; mantenere degli orari regolari per quanto riguarda pasti, attività e sonnellini diurni, evitare qualsiasi attività (guardare la tv, mangiare) a letto, rassicurare il paziente in caso di disorientamento e assicurarsi che le porte siano chiuse per evitare che esca di casa in preda alla confusione.