Fattori di natura psicosociale come la salute cagionevole, l’isolamento, il declino fisico e cognitivo possono indurre nelle persone anziane stati di preoccupazione che possono degenerare in veri e propri disturbi d’ansia.

Bisogna però distinguere le manifestazioni di ansia fisiologica, normali soprattutto nella terza età, da quelle che evidenziano invece una condizione patologica: quest’ultima si distingue dalla prima per la presenza di sintomi precisi ed univoci, sia fisici (tremori, dolori e tensioni muscolari, iperattività neurovegetativa, sudorazione, palpitazioni, nausea e diarrea, bocca secca) che cognitivi (irritabilità, difficoltà a concentrarsi, preoccupazioni, psicosi), oltre a disturbi del sonno, disturbi fobici e di panico, crisi di natura ossessiva e/o compulsiva, manie di persecuzione.

La sintomatologia non presenta evidenti differenze rispetto a quella che si riscontra nei soggetti di giovane età, ma in quelli anziani può condurre a conseguenze più serie sul piano comportamentale che facilmente possono essere confuse con i sintomi di altre patologie, ad esempio le malattie neurologiche. Inoltre nei soggetti affetti da patologie quali l’ipoglicemia o l’ipertiroidismo che producono tremore, tachicardia o ipereccitabilità, o ancora l’infarto miocardico silente, l’embolia polmonare, e l’attacco ischemico transitorio va prestata particolare attenzione: queste patologie presentano infatti un quadro sintomatico del tutto simile a quello dei disturbi dell’ansia, così come può produrre effetti simili il consumo di caffeina, alcool e/o ipnotici.

Al fine di diagnosticare un effettivo stato di ansia patologica è bene quindi sgomberare il campo da tutte queste eventualità.

A contribuire in qualità di fattori di rischio specifici, oltre a quelle condizioni tipiche della terza età già elencate, sono:

  • appartenenza al genere femminile;
  • condizione di divorzio o vedovanza;
  • allontanamento dalla propria abitazione e degenza in case di cura;
  • reddito basso e situazione economica problematica, indigenza;
  • ipertensione;
  • complicazioni di patologie cardiache o gastrointestinali;
  • consumo o interruzione di particolari classi di farmaci.

Il trattamento degli stati di ansia consiste quasi sempre nella terapia farmacologica: se approntata con le dovute cautele, questa produce risultati apprezzabili. Altrettanto utili possono però rivelarsi l’attività fisica, una dieta appropriata e le terapie alternative e complementari. È compito invece di chi assiste il paziente, che egli sia un familiare o una figura professionale, prestargli il dovuto ascolto e accertarsi che l’anziano segua, insieme alla terapia prescritta, le abitudini più adeguate alla propria condizione.