È piuttosto frequente che l’esperienza dell’ospedalizzazione venga vissuta dall’individuo anziano come un vero e proprio trauma: anche per quei soggetti che fino al momento del ricovero non hanno sofferto di problemi mentali, possono manifestarsi stati di confusione, allucinazione, agitazione, disorientamento, o più in generale quello che i medici chiamano delirium, ovvero l’alterazione dello stato di coscienza e delle capacità cognitive.

A peggiorare questo quadro possono contribuire poi i fattori strettamente legati alla degenza: scarsa mobilità, sconvolgimento del ritmo sonno-veglia, malnutrizione, adozione di pannoloni e cateteri, terapie farmacologiche aggiuntive, degenze nelle terapie intensive.

Questi stati confusionali transitori non sempre si risolvono entro la durata del ricovero, anzi spesso comportano un peggioramento delle condizioni generali in cui versa l’anziano, provocando una perdita anche importante del suo grado di autonomia.

È per queste ragioni che al momento della dimissione la persona anziana (in particolare superati i 75 anni) deve essere sottoposto ad una sorta di riabilitazione che gli permetta, quando possibile e compatibilmente con il suo stato di salute, di ripristinare il maggior grado di autonomia possibile.

L’intervento di personale specializzato può garantire un aiuto ed un controllo concreti, affinché gli aspetti della quotidianità dell’anziano, quali l’alimentazione o l’assunzione delle terapie farmacologiche, la sua mobilità ed il suo benessere psico-fisico siano tutelati e garantiti in tutta sicurezza fino al ripristino delle condizioni ottimali.